Di Francesco Giavazzi
Corriere della Sera

La vera novità del Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef), da oggi in discussione in Parlamento, non è l’operazione trasparenza, l’ammissione che per riportare in equilibrio i conti pubblici servono due Finanziarie da 40 miliardi di euro, 24 quest’anno e 16 il prossimo, e questo prima ancora di pensare a ridurre le tasse. La vera novità è l’affermazione che «una politica di tagli senza un disegno di sviluppo provocherebbe un violento rallentamento dell’economia, vanificando la possibilità di equilibrare i conti» e che quindi «interventi volti a promuovere la concorrenza, quali le liberalizzazioni e la riforma delle professioni, sono inscindibili dal programma di stabilizzazione della finanza pubblica». Mi sembra di sognare.

Solo un mese fa il ministro Castelli, dal quale dipendono gli Ordini professionali, diceva:

«La Commissione europea e l’antitrust vorrebbero abolire gli Ordini; noi invece siamo impegnati a difenderli perché pensiamo che gli Ordini e tutto il ricco mondo delle professioni siano un patrimonio fondamentale della nostra società, che garantisce un insostituibile apporto all’economia del Paese».

E in maggio Berlusconi scriveva al presidente del Comitato unitario delle professioni:

«Noi pensiamo che il sistema degli Albi professionali regolato per legge sia molto meglio del sistema delle libere associazioni di professionisti presenti nei Paesi anglosassoni».

Se volete aprire un’azienda di spedizioni dovete prima iscrivervi all’Albo degli spedizionieri doganali (istituito nel 1960 e confermato con la legge 213 del 2000), cioè sostenere un esame e poi corrispondere ogni anno all’Ordine degli spedizionieri una tangente, pardon, una quota associativa. Un infermiere extra-comunitario che voglia lavorare in Italia può liberamente arrivare a Milano: ma poi, per lavorare, deve chiedere l’iscrizione all’Albo degli infermieri professionisti. L’unica funzione dell’Albo è di regolare l’afflusso per evitare che gli infermieri nostrani abbiano a subire troppa concorrenza. Se amministrate un supermercato, provate a vendere dell’innocua Aspirina: arriverà la Guardia di finanza per verificare che siete iscritti all’Albo dei farmacisti. E così la domenica, quando i supermercati sono aperti e la maggior parte delle farmacie chiuse, gli anziani devono vagare per la città alla ricerca di un tubetto di Aspirina.

Gli albi sono istituiti per legge e le tariffe regolate dal ministero competente. Che non vi venga in mente di farvi un po’ di pubblicità per attirare nuovi clienti, magari offrendo prezzi vantaggiosi: gli Albi vietano agli iscritti di farsi pubblicità. Ma gli Ordini possono fare anche danni maggiori: l’avvocato Maria Grazia Siliquini, sottosegretario all’Istruzione, e un alfiere degli Ordini, ha recentemente comunicato alle università che non si illudano di applicare le nuove regole che prevedono l’autonomia dei singoli atenei: i programmi degli studi dovranno tener conto del parere degli Ordini competenti. Nel caso della laurea in Giurisprudenza il ministero, sentiti gli Ordini, ha già deciso, e l’autonomia delle università è stata di fatto cancellata: i programmi dovranno privilegiare i corsi di Diritto romano e dell’antichità, e di Storia del diritto medievale, a scapito dei corsi in economia, scienza delle finanze e diritto tributario. Non c’era una grave carenza di giudici con competenze economiche?

Vorrei rivolgere una preghiera a Berlusconi, a Castelli, ai deputati e senatori della maggioranza: domani, quando approverete il Dpef, leggetelo bene. Se sulle liberalizzazioni e sugli Ordini professionali la pensate diversamente dal ministro dell’Economia, abbiate il coraggio di dirlo.

Francesco Giavazzi
Corriere della Sera
3 agosto 2004

Previous articleFiat, bufera su Berlusconi : ‘Incita al lavoro nero’
Next articleAccessibilità, nuovo ordine professionale?